È attraverso esso che il bambino ha il piacere di scoprire, di misurarsi con qualcosa che prima non conosceva; è grazie al gioco che nasce la prima comunicazione con gli adulti coinvolti, poi la fiducia e infine la creazione di una relazione che va al di là dell’attività laboratoriale in senso stretto. Il laboratorio acquisisce una dimensione più profonda, va a incidere sull’esperienza di vita, diventa come un oggetto che si può toccare, manipolare, scoprire, conoscere. Dall’altro lato, ciascun adulto coinvolto trova (finalmente!) il tempo di sperimentare la sua relazione con il bambino sotto un diverso punto di vista, ha l’opportunità di scoprire un figlio, un alunno o un gruppo classe, sotto un ottica nuova, spesso sconosciuta.
L’arte diventa uno strumento di conoscenza di sé e incontro con l’altro, alla ricerca del significato reale della parola “comunicazione”, mettendo quindi la propria creatività al servizio degli altri.
Perché come diceva Bruno Munari: “un bambino creativo è di fatto un bambino (e un adulto) felice”.